Venerdì 2 dicembre: una mattinata allo studio archivio di Cesare Leonardi e a casa Mescoli Goich

Venerdì 2 dicembre dalle ore 10:00 alle ore 12:30 la Fondazione Leonardi organizza una visita guidata a due architetture modenesi di Cesare Leonardi: casa Mescoli-Goich, progettata tra il 1983 e il 1993, e la casa-studio, dove Leonardi si trasferisce alla fine degli anni Ottanta e dove dal 2015 ha sede l’archivio.

I posti disponibili per la doppia visita guidata sono 20.
Per informazioni e prenotare inviare una mail a info@archivioleonardi.it

Casa Mescoli-Goich a Modena
Progettata tra il 1983 e il 1993, casa Mescoli-Goich è l’esito della ristrutturazione di una tipica casa binata modenese degli anni Cinquanta e documenta un approccio ‘totale’ al tema dell’abitazione, dalla rielaborazione della spazialità interna fino al progetto degli arredi con il sistema modulare Solidi e alla piantumazione del giardino.
Casa Mescoli-Goich nasce come incarico professionale e si trasforma in un’amicizia duratura tra Leonardi e i proprietari. Negli anni infatti la casa si popola di nuovi oggetti che costituiscono oggi la collezione personale di Leda Goich e Ivano Mescoli. All’interno dello spazio progettato dialogano in maniera inedita pitture ad olio e composizioni fotografiche, il design in vetroresina degli anni Settanta e i primi prototipi di sedute in legno giallo, sculture e plastici di studio, restituendo un concentrato del pensiero e del modo di operare di Cesare Leonardi calato in una dimensione visionaria e insieme domestica.

La casa-studio di Cesare Leonardi a Modena
Alla fine degli anni Ottanta Cesare Leonardi, terminato il sodalizio professionale con l’architetto Franca Stagi, lascia lo studio di via Nicola Fabrizi in centro storico per trasferirsi con la propria famiglia al Villaggio Artigiano di Modena Ovest dove lo zio aveva una piccola casa-officina che Leonardi ristruttura e amplia per realizzare il nuovo studio di architettura e l’abitazione privata.
Il suo spazio di lavoro non aveva la minima parvenza di uno studio di architettura tradizionale, quanto piuttosto quello di un’officina artigiana, con tanto di seghe, metri, avvitatori, frese, per lui “attrezzi del mestiere” al pari di matite, pastelli, righe e squadre.
Ancora oggi, entrare nel suo laboratorio, seminascosto da una coltre di alberi e rampicanti, significa immergersi di colpo in un mondo strabiliante. Scaffali ricolmi di libri, sculture movibili e variopinte, prototipi in vetroresina, plastici di architetture, tele dipinte, composizioni fotografiche, poltroncine in legno su ruote dalle forme apparentemente bizzarre, una diversa dall’altra.
Oggetti stipati in un unico ambiente a doppio volume che non possono lasciare indifferente il visitatore: un dedalo di scaffali e soppalchi costruiti con il legno d’abete giallo utilizzato come cassaforma per il calcestruzzo, che Leonardi aveva adottato come suo materiale d’elezione e con il quale aveva dato vita dai primi anni Ottanta ad un sistema globale di arredi fatti per sé, i Solidi, che sperimenta in maniera unitaria e organica proprio nel progetto dell’interno della casa-studio.
Dalle ampie vetrate, i riflessi degli alberi e della fitta vegetazione del cortile invadono lo spazio di lavoro, creando un contrappunto cromatico tra il ‘giallo’ che caratterizza l’interno e il verde e i colori del giardino, nelle loro infinite gradazioni e variazioni stagionali. Non una reale contrapposizione, quanto piuttosto una relazione fertile, produttiva, ancora una volta fortemente connessa alla sua maggiore convinzione, che un’architettura per gli uomini non può fare a meno della presenza viva degli alberi.

Archivio Leonardi