Cesare Leonardi architetto, designer, fotografo, pittore e scultore, esplora, approfondendo le peculiarità delle differenti scritture e l’uso dei diversi strumenti, un nuovo modo di vedere; questa sua ricerca è, innanzitutto, critica inesausta che stigmatizza qualsivoglia procedimento convenzionale di lettura del reale. Decostruire è il fondamento di una metodologia progettuale che Leonardi applica in scultura alla configurazione spaziale della cultura dei materiali, ed è sufficiente rammentare, per esserne persuasi, Filo e ferro del 1960, dove l’elemento trovato, librato nel vuoto si radica alla base in legno, che al nostro sguardo appare come configurazione reale e materiale dello spazio teorico. Le sculture hanno spesso bisogno di un sostegno, anche solo di un filo, per stare in aria liberamente e mobilmente. Il gesto estetico di Leonardi sembra ruotare intorno al posizionamento dell’oggetto recuperato e alla trasfigurazione del materiale, fissato in uno spazio costruito. 
Leonardi distrugge, innanzitutto, la dicotomia figura/sfondo e la antitesi centro/periferia, supera la tensione tra moto e quiete e dissolve la connessione gerarchica tra forma e supporto; prima di ogni altra cosa, infatti, elude nella articolazione degli elementi la contrapposizione tra un centro dell’immagine e una periferia della visione, tra un supporto vincolato al luogo e una forma autonoma nello spazio. La progettazione di sculture prosegue ininterrotta lungo l’intero arco della attività di Leonardi e invero è proprio nella stratificazione dei campi di applicazione, dalla architettura alla scultura, dalla pittura al design, che bene si comprende il senso profondo di una globalità progettuale che è la cifra stilistica del suo lavoro; quando progetta, disegna e realizza sculture, Leonardi procede nella direzione di un articolato intervento trasformativo dell’ambiente.